Commodity, overview sul settore energetico
Riprendiamo oggi i nostri periodici approfondimenti con le materie prime attraverso una ampia overview sul settore energetico. In materia, segnaliamo anzitutto come il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti abbia comunicato come le scorte totali di petrolio siano calate di 3,7 milioni di barili, oltre i livelli attesi (di 1,25 milioni di barili). Le scorte totali ammontano comunque a 367,37 milioni di barili, per lo stesso livello del mese di marzo.
Sempre secondo il DoE, nel mese di maggio l’export di petrolio dagli Stati Uniti avrebbe raggiunto i 288 mila barili giornalieri, per il livello massimo da aprile 1999 a questa parte, rispetto ai 268 mila barili del mese precedente. Le esportazioni verso il Canada sono invece cresciute a 263 mila barili giornalieri, infrangendo quindi un nuovo record. Le esportazioni di greggio canadese verso la Spagna sono state di 17 mila barili giornalieri, mentre quelle verso la Svizzera hanno toccato quota 8 mila barili giornalieri: un movimento positivo che sembra essere stato determinato fondamentalmente dalla decisione, presa nel corso dell’ultimo mese di maggio dal Dipartimento del Commercio Usa, di approvare altre 13 licenze per l’export di greggio importato, autorizzando alcune vendite a Spagna e Svizzera.
Cambiando radicalmente mercato, e giungendo quindi all’interno dei confini cinesi, rileviamo inoltre come secondo il direttore del centro di ricerche strategiche presso il ministero delle risorse naturali, la Cina potrebbe produrre “solo” 30 miliardi di metri cubi di shale gas entro il 2020, mancando quindi gli obiettivi di produzione nazionale, che sono fissati a 100 miliardi di metri cubi entro la fine del decennio in corso.
A penalizzare l’andamento della produttività cinese sarebbe soprattutto la mancanza di infrastrutture (specialmente per quanto concerne la rete di trasporto di gas e le strutture di stoccaggio) e la carenza di competenze tecnologiche di attrezzature che possano facilitare le operazioni di estrazione di idrocarburi da giacimenti shale, e che dovrebbero influenzare negativamente la capacità di sfruttare le riserve domestiche. Se l’obiettivo di lungo termine è in seria difficoltà, quello di medio termine (6,5 miliardi entro il 2015) dovrebbe invece essere a portata di mano.