Dollaro canadese e dollaro australiano: ecco cosa è successo e cosa accadrà
Anche se sul nostro sito parliamo più spesso e volentieri delle major, non disdegniamo certo alcuni approfondimenti su valute che – apparentemente – rimangono in secondo piano nelle nostre strategie Forex. È pertanto oggi la volta di un breve excursus sul dollaro canadese e su quello australiano, entrambi interessati da alcune decisioni delle rispettive banche centrali.
Per quanto attiene il dollaro canadese, in particolare, la Bank of Canada ha avuto una recentissima riunione che ha lasciato i tassi fermi all’1%. Tutto come previsto, dunque, anche se a tenere banco sono le nuove stime relative alla crescita (gli ultimi dati consuntivi hanno infatti deluso ben più di qualche stakeholders). Permangono ancora intatti, inoltre, i consueti rischi verso il basso per quanto attiene l’inflazione, risalita al 2%, con quella core all’1,4%. È inoltre dubbio l’effetto che la valuta locale avrà per l’esportazione. Le prossime settimane potrebbero dunque riservare ben più di qualche virata ai macroeconomisti, anche se non ci attendiamo certamente stravolgimenti nelle consuete politiche monetarie canadesi.
Per quanto concerne invece il dollaro australiano, la Reserve Bank of Australia ha agito in maniera identica alla collega nordamericana, scegliendo di lasciare i tassi di interesse intatti al 2,50% e, pertanto, ribadendo il messaggio (oramai molto chiaro), che l’economia australiana necessita di una politica monetaria accomodante per potersi risollevare su soglie più congrue. Il tutto, tradotto in termini più concreti, sta a significare che per il momento, e ancora per un bel po’, i tassi rimarranno sostanzialmente stabili.
In merito, la RBA ha altresì dichiarato – e non è la prima volta – che a suo parere il dollaro australiano è troppo forte, e che questo potrebbe essere non solo scoraggiante per le esportazioni, quanto controproducente in sinergia con il calo delle materie prime. Il futuro del dollaro australiano sarà quindi, con molta probabilità, di indotta debolezza, con mantenimento delle quotazioni che, però, nel brevissimo termine potrebbero rimanere su livelli elevati a causa del differenziale dei tassi.
Photo by Przemek Zawadzki (Flickr)