Italia, il diktat UE: tassa sulla prima casa e sprint sul recupero crediti

europa fiscoSono arrivate le attese ‘raccomandazioni’ dell’Unione europea, un pacchetto di misure e riforme di governance economica per sollecitare la ripresa e aggiustare il sistema fiscale italiano

La ripresa, nel 2018, dovrebbe proseguire in Europa per il sesto anno consecutivo, nonostante il trend sia ancora “vulnerabile”, come lo ha definito il commissario per gli Affari economici Pierre Moscovici. Agli stati membri, Italia compresa, l’UE chiede impegni sulle politiche di bilancio, sul mercato del lavoro e sulla pubblica amministrazione, per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e incoraggiare la crescita.

La novità più importante riguarda il comparto fiscale: l’UE infatti ha suggerito la reintroduzione della tassa sulla prima casa. L’Italia dovrebbe ridurre la tassazione sul lavoro e sui fattori della produzione, ‘dirottando’ il carico fiscale sui patrimoni. In particolare, dice Bruxelles, tramite l’imposta sull’abitazione di residenza per i proprietari ad alta fascia di reddito.

Sollecitati anche la riforma del catasto, più volte annunciata e poi puntualmente rimandata dai governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi, e un deciso sprint sul tema delle fatturazioni e dei pagamenti elettronici.

Più nello specifico, Bruxelles raccomanda la riduzione dello stock dei crediti deteriorati, i cosiddetti Non performing loans, cioè quei capitali che non si riescono a riscuotere e che gravano sui bilanci di banche e imprese. Al vaglio delle istituzioni europee c’è il progetto di gestire a livello comunitario i recuperi e le cessioni del credito, fino ad oggi affare nazionale.

Bruxelles, in tema di correzione dei conti 2018, ha chiesto all’Italia un “robusto” aggiustamento del deficit strutturale di 0,6 punti percentuali.

Accolte invece le motivazioni di Roma per quanto riguarda i mancati investimenti del 2016: lo scorso anno l’Italia aveva patteggiato con le istituzioni europee la correzione dei conti allo 0,25%, a patto di crescenti investimenti (che non sono arrivati, o sono arrivati solo in parte). In questo caso, comunque, l’ok dell’UE in merito alle motivazioni italiane era previsto e non destava particolari preoccupazioni.

Bruxelles non attiverà perciò una procedura d’infrazione nei confronti di Roma, considerato anche che l’Italia ha tenuto fede all’impegno di aggiustamento dei conti dello 0,2% per quanto riguarda il 2017, come aveva richiesto la Commissione. La relazione dell’Unione, in questo senso, non esclude comunque la necessità di ulteriori aggiustamenti in corsa.

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