Riunione Fed, ecco cosa è stato deciso
La riunione del FOMC si è conclusa riaffermando la fiducia che i due target di massima occupazione e di inflazione al 2 per cento possano essere raggiunti con un sentiero appropriato di rialzi graduali dei tassi: un sentiero che non sarà più contraddistinto – come auspicato nel 2015 – da quattro rialzi nell’anno in corso, ma da più prudenziali due ritocchi verso l’alto.
Spingendoci un po’ più in là nel tempo, la riunione ha aggiornato anche le previsioni per il prossimo triennio, anticipando che l’intenzione è quella di rivedere i tassi di interesse di riferimento per 4 volte nel 2017 e per ben 5 volte nel corso del 2018. Contemporaneamente, è stato abbassato il livello del tasso neutrale a 3,25 per cento da 3,5 per cento.
Sostanzialmente, la scelta di mantenere i tassi di interesse invariati nella sessione di marzo è stata accolta positivamente da tutti i membri, con la presumibile sola eccezione manifestata con il voto contrario di George (Kansas City Fed), che avrebbe voluto alzare i tassi di 25 punti base.
Alla scelta della Federal Reserve, e alle immediate dichiarazioni, sono seguite numerose conseguenze. Prima tra tutte, probabilmente, la flessione del dollaro, che se da una parte può aver rassicurato i mercati con un atteggiamento “aggiornato” e più prudenziale da parte dell’istituto monetario federale, dall’altra parte non può che aver vissuto i lati più negativi di una presa d’atto del peggioramento del quadro economico internazionale.
A questo punto l’attenzione si sposta sulla prossima riunione utile, ad aprile. Secondo la maggior parte degli osservatori, è ben difficile che si possa procedere con un immediato ritocco dei tassi, ritenendo invece più probabile il rialzo nel mese di giugno. Un ruolo decisivo lo giocheranno i dati macro in corso di pubblicazione, e soprattutto l’evoluzione dello scenario economico – finanziario globale.