Taglio tassi BCE porta in calo valute asiatiche
Il taglio dei tassi di interesse di riferimento effettuato dalla Banca Centrale Europea nella scorsa sessione del giovedì è stato certamente l’evento in grado di influenzare maggiormente il corso delle valute internazionali. Una decisione che ha permesso di indebolire gradualmente l’euro, rafforzando il dollaro e – di controbilanciamento – portando in flessione le principali valute asiatiche, che hanno chiuso la settimana con cali che hanno riguardato dalla Corea del Sud all’Indonesia.
L’annuncio di Mario Draghi ha avuto – involontariamente – anche un altro effetto: cercare di compensare la delusione che nel mercato americano ha avuto la pubblicazione di alcuni dati non troppo esaltanti sul fronte del mercato del lavoro, visto e considerato che gli occupati sono sì cresciuti, ma lo hanno fatto con un ritmo che è stato inferiore alle attese dei principali macroeconomisti. Il fatto che il tasso di disoccupazione sia contestualmente calato dal 6,2% al 6,1% (una proporzione che qui da noi sarebbe fantascientifica) non è certamente riuscita a controbilanciare la delusione per un andamento delle nuove buste paga non esattamente stellare.
Per comprendere quanto sia elevata la delusione derivante da un andamento del mercato del lavoro sotto le attese, basti d’altronde conferire lo sguardo un pò più a nord, dove in Canada il dollaro locale ha trovato spazio per subire un ulteriore deprezzamento nei confronti di tutte le principali valute di riferimento. Nel Paese nordamericano, infatti, le buste paga ad agosto si sono ridotte di circa 11 mila unità, contro una previsione di incremento di circa 10 mila unità formulata dagli economisti di Bloomberg, e contro i 41.700 “aggiunti” il mese precedente. Più nel dettaglio, i rapporti di lavoro part time sono diminuiti di 8.700 unità, mentre quelli full time sono retrocessi di 2.300 risorse. Altre 20.800 persone hanno lasciato il recinto della forza lavoro nello stesso mese, abbassando il tasso di partecipazione attiva al 66%, il più basso da novembre 2001 ad oggi.
Ne è derivato che il loonie (così è chiamata, confidenzialmente, la moneta canadese), è retrocessa ancora nei confronti del dollaro, cedendo il 2,4% da inizio anno.